[Appunti dal tavolino di un bar] 0386 - Nihil Strength
A contract for hire is a contract for dimes
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Vi allego ALLE STRETTE, sceneggiatura scritta da me e in cerca di chi abbia voglia di disegnarla. Se non vedete l’immagine qua sotto potete scaricarla in ristretto formato pdf da questo soffocante link qua.
Di questa ne ho scritta un’altra versione, se non vedete l’immagine qua sotto ecc ecc in pdf qua.
Mi piacciono entrambe, forse una può risultare più buffa dell’altra, ma dipende da come la recepite leggendola e, soprattutto, da chi la dovesse disegnare.
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“Come mai non hanno accettato la mia proposta per una storia?”
I motivi possono essere i più disparati, ma a volte la risposta è una sola: non è una storia abbastanza buona.
Questa è una delle risposte più difficili da ingoiare, ed è una di quelle risposte che possono arrivare anche dopo l’esordio. Anche dopo anni di lavoro regolare, di storie approvate, di storie che piacciono, di storie che ci hanno soddisfatto e fatto imparare cose del mestiere. A volte però ne proponiamo una e non è abbastanza buona.
Magari è un periodo in cui lo stress vince. Magari è un periodo in cui avete troppi impegni e troppo poco tempo per dedicarvi davvero al meglio alla scrittura. Magari è un periodo in cui il vostro bagaglio di idee, spunti e mestiere è un attimo ingolfato e non trovate nulla di davvero buono.
Con gli anni e il mestiere si impara a incassare il colpo (incazzandosi, ovviamente) e ci si rimette al lavoro.
Chiaro che se si è agli esordi non piace sentirsi dire che la storia (o i disegni) non sono ancora abbastanza buoni. Chiaro che non piace nemmeno dopo l’esordio.
Però lavorare in ambito creativo prevede una cosa: il paragone con tutte le altre storie, idee e disegni che vengono proposti. La proposta è vastissima, e di gente più brava di me e di voi ce ne è. Ma ce ne è proprio tanta. Quindi tocca ingoiare orgoglio ed ego e accettare che a volte quello che scriviamo non è poi così buono.
Accettarlo è salutare perché ci permette di scrivere qualcosa di meglio la volta dopo, e la volta dopo, e la volta dopo ancora.
Sì, a volte sono altri i motivi per cui ci rimbalzano una storia, ve li potete immaginare e dire tutti, ma non dimenticatevi mai che, comunque, a volte la verità è molto più banale: la storia non è abbastanza buona. Succede. Ingoiate e dopo un po’ scrivete un’altra.
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“Non direbbe mai una cosa del genere!”
Magari vi raccontano che una persona che conoscete benissimo ha detto una certa frase e non credete alle vostre orecchie, perché la conoscete così bene che sapete non la riderebbe mai.
Stessa cosa la pensate, magari inconsciamente, quando leggete un fumetto con un personaggio che conoscete benissimo e a un certo punto dice qualcosa che vi stona. Se dietro quella stonatura non c’è una motivazione narrativa (tipo scoprire poi che era sotto il controllo mentale di qualche nemico) allora chi scrive il personaggio non ha un’idea ben precisa del carattere del personaggio. O magari ne ha una molto ben precisa ma un pelo diversa dalla vostra, coi personaggi seriali può succedere. Però è argomento per un altro discorso. Qua diciamo che il personaggio dice una roba che proprio è fuori registro.
È un esercizio mentale che potete fare voi, col vostro personaggio preferito. Provate a fargli dire qualcosa che “stona”, ma non in modo plateale. Voglio dire, facile far tirare una bestemmia* a un personaggio Bonelli o Disney come esempio di cosa che non direbbero mai. Più difficile è fare dire a Groucho una battuta che è fuori dal suo registro comico. Oppure far fare a Pippo un’osservazione tipica del suo pensiero laterale, un po’ troppo laterale tanto da farlo sembrare stupido (cosa che Pippo non è) o del tutto scollato dalla realtà (altra cosa che Pippo non è). Il gioco è quindi quello di sbagliare ma non troppo.
E a che serve? Serve ad allenarvi a stanare i dialoghi che vi suonano male in alcuni fumetti seriali (o serie tv) che conoscete bene, e farvi capire perché vi suonano male. Chiaro che non è l’unico motivo per cui un dialogo può suonare male, ma a volte è proprio questo non suonare in linea con il carattere del personaggio a farcelo sentire fuori sesto.
A volte può aiutare, per capire di che parlo, pensare a personaggi molto differenti nel carattere che però sono noti per almeno una caratteristica. Tipo: James Bond e Dylan Dog non hanno in comune solo il fatto di essere inglesi e guidare auto bellissime, ma pure di fare colpo su un sacco di donne.
Anche solo così al volo, secondo voi parlano alle donne nello stesso modo? Un eventuale dialogo tra Miss Dee O’Kane e Bond vi suona in testa come un dialogo tra la stessa Dee O’Kane e Dylan? In che differiscono i due modi di parlare dei due uomini a cui piacciono vizi decisamente diversi?
Questo esercizio prevede che conosciate molto bene i personaggi perché possiate scrivere un dialogo che gira davvero bene, ma secondo me anche una conoscenza superficiale dei due personaggio dovrebbe far capire il senso che ci sta dietro.
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Tornano le strisce su Questioni di caffè! Qua sotto la prima vignetta:
qua il resto della striscia, disegnata come sempre da quel bel manzo tutto da sfilettare di Capitan Troll.
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*”Gosh!”
La parola gosh dovrebbe farvi venire in mente subito due personaggi dei fumetti. Sappiate che è slang per God, e spesso è la contrazione di gorsh-darn, che è la versione edulcorata di goddamn e simili. Che per gli americani è un modo colorito di dire maledizione per indicare stupore e/o rabbia, ma è una delle cose più vicine al concetto tutto italico di bestemmia.
The more you know!
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Buona Pasqua! Son di fretta, ci risentiamo ad aprile. Ah, sarà alla fiera del libro di Bologna dall’8 aprile all’11. Fatevi sentire.
Bello scrivere, è farlo bene il casino.
Ci si becca fra una settimana!
Davide Costa