[Appunti dal tavolino di un bar] 0424 - Reside
Let it snow until there is no trace of ourselves to find
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Vi allego IL REGALO DI SCHRÖDINGER, sceneggiatura scritta da me e in cerca di chi abbia voglia di disegnarla. Se non vedete l’immagine qua sotto potete scaricarla in quantistico formato pdf da questo probabile link qua.
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“Ma come spiego le inquadrature in sceneggiatura!?!”
Bella domanda, me la fanno spesso durante i corsi di sceneggiatura o durante i colloqui delle portfolio review. E secondo me, parlando di formattazione del testo e termini tecnici, è tutto molto meno complicato di quel che si può credere. Sottolineo: che termini usare per indicare un’inquadratura piuttosto che un’altra. SCEGLIERE quale inquadratura indicare, è tutto un altro discorso. Ma parliamo del gergo, e per farla breve vi metto qua sotto un’agile e brevissima guida a come indicare le inquadrature in una sceneggiatura di fumetti:
Tutto qua, il corso di sceneggiatura di fumetti è finito, andate in pace.
Ovviamente quando si parla di inquadrature la parte difficile non è saper scrivere Piano Americano invece di Mezzo Busto, ma saper scegliere tra le due inquadrature quale funziona meglio per far sentire a chi legge quello che vuole sentire, cioè mostrare al meglio quello che personaggi fanno e provano, o quali informazioni mostrare (e non mostrare) a chi legge, oltre a non perdere di vista il lato estetico: rendere le tavole nel loro complesso chiare da leggere ma pure belle da vedere. Come sempre, se siete come me “solo” sceneggiatori, non dimenticate che chi disegna ha l’occhio più allenato di voi nel capire quali immagini funzionano meglio per raccontare la storia, quindi fidatevi e se cambiano qualche inquadratura, prima di farvi venire un embolo, chiedetevi se la loro soluzione è, per caso, migliore della vostra.
Come si impara a scegliere le inquadrature giuste? Guardando un sacco di inquadrature, che lo so suona un po’ banale, ma alla fine si impara a scrivere narrativa leggendo narrativa in modo attivo, cioè chiedendosi come mai una frase ha su di noi l’effetto che ha. Coi fumetti è uguale, guardate una tavola e vi chiedete come mai funziona come funziona. A volte una tavola può avere una composizione semplice, persino banale, ma quello che mostra può funzionare molto bene. Come mai? Chi ha fatto quella tavola ci sa fare. Esempio con Superman solo perché iniziano a girare i teaser del prossimo film che, probabilmente, pescherà in parte anche dal tono di All Star Superman di Morrison e Quitely, che hanno fatto questa tavola qua sotto:
Che conosciate o meno il contesto della storia, questa tavola è così chiara che funge pure (quasi) da autoconclusiva. Ora non concentratevi troppo sul contenuto, che potrebbe essere accusato di toccare un problema del genere con una certa faciloneria (o forse no, non sono così ferrato da poter prendere una posizione netta) ma guardate le inquadrature: nella prima vignetta vediamo bene il personaggio, capiamo dove si trova, capiamo cosa prova, nella seconda abbiamo stretto sul personaggio, è ancora più chiaro che prova perché ne vediamo benissimo il volto, nella terza l’inquadratura è sostanzialmente identica ma il vuoto alle sue spalle è ora riempito da quel simbolo che ha tanti significati, l’espressione del personaggio cambia, non vediamo la faccia di Superman qui perché non serve, basta quel simbolo con quella mano poggiata in quel modo, è solo nella quarta che vediamo Superman e il personaggio guardarsi, in mezzo busto così li vediamo insieme e allo stesso livello umano e allo stesso livello rispetto allo spazio in cui si trovano, così come sono nell’ultima vignetta, a figura intera sul tetto, sempre sullo stesso piano, con la ragazza che ha una recitazione del tutto diversa dalla prima vignetta, leggermente più lontani per chi legge in modo da apprezzarne il rapporto con lo spazio esterno e dare un senso di simil-privacy a quell’abbraccio.
Quello che Morrison e Quitely hanno scelto di mostrare, e il modo in cui lo hanno mostrato scegliendo le inquadrature e mettendole in sequenza, ci fa provare qualcosa di particolare.
Più fumetti (e film, e serie tv, e videogiochi, e fotografie, e quadri, e illustrazioni ecc ecc) che vi colpiscono guardate e studiate, più immagini avrete in testa da cui andare a pescare quando scrivete le vostre storie. Come si suol dire, mangiatele con gli occhi, metabolizzatele e fatele vostre.
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Lo scorso giovedì ho presentato con Eleonora Antonioni il volume Fai Rumore, in cui ci trovate una mia storia disegnata da Eli Beli Borrelli, una storia scritta e disegnata da Eleonora e altre 8 storie una più bella dell’altra. La presentazione è stata moderata da Cla Calabresi che ha reso l’incontro una chiacchiera a più voci, non solo le nostre tre ma pure quelle del pubblico, raccolto ma molto partecipe. Sono molto contento della presentazione perché per la prima volta dalla sua uscita lo presento a Genova, e pure perché il pubblico era a maggioranza maschile, segno che le tematiche dell’antologia colpiscono e interessano al di là del genere, e che il volume e le sue storie e le persone che le hanno fatte sanno arrivare anche al pubblico maschile. Non è scontato che questo succeda e quindi sono felice quando vedo che accade, così come non è scontato che un fumetto abbia una vita editoriale e generi interesse in maniera continuativa per più di due anni.
Fai Rumore è uscito a maggio del 2022 e continua a trovare il suo pubblico, non solo in Italia perché è stato pubblicato pure a Malta, negli USA e da poco in Polonia. Non so se si può iniziare a parlare di long seller, ma in un mercato editoriale in cui, purtroppo, un sacco di volumi nascono e muoiono nel giro di 90 giorni è decisamente bello vedere Fai Rumore mostrare la sua forza e ancora non mollare.
Un grande grazie a Studio Rebigo, Caligo Festival e Grimaldi Factory per aver messo in piedi questa presentazione.
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Nei giorni in cui scrivo questa newsletter sto leggendo la sceneggiatura di The Substance, il film horror con Demi Moore e Margaret Qualley di cui si parla parecchio da un paio di mesi. Il film non l’ho ancora visto, mi attira parecchio però ho deciso di leggere prima la sceneggiatura per un motivo molto semplice: sono curioso di vedere che cambia dalla pagina allo schermo. Leggendo le prime pagine si nota una certa ironia e gusto per grottesco e deadpan che mi stanno piacendo molto, e non avendo visto praticamente nessuna clip del film sarà curioso vedere quanto la regia sottolineerà, oppure no, questi aspetti.
Se la scrittura di film e serie vi interessa, provate a cercare lo script di un film o episodio di serie tv che ancora non avete visto, può essere un esercizio estremamente utile per capire uno degli aspetti fondamentali della sceneggiatura: anche quando è finita, è solo uno dei passaggi creativi, sia al cinema e in tv che nei fumetti. Non è finita finché non si va in stampa/sala.
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Ed è uscito il quarto numero della newsletter di Questioni di caffè, il progetto che porto avanti con Alfredo da tempo. Potete leggere il quarto numero qua, i precedenti qui e se vi garba iscrivervi alla newsletter andando da queste parti. In alto le tazzine!
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E pure la quarta mail dicembresca arriva sotto il vostro albero di Natale, spero insieme a qualche momento lieto e recente. E se non è recente, si recenterà spero in futuro. L’anno è in chiusura, ma la bestemmia di certo non intravede il tramonto.
Belle le feste natalizie se sono piene di primizie.
Ci si becca fra una settimana!
Davide Costa